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di Laura Pugno 01/10/2003

01 ottobre 2003 — pagina 7 sezione: ROMA

Andiamo al Quadraro.

Prima della guerra, quando da qui qualcuno si metteva in viaggio per raggiungere i rioni del centro, diceva «Io vado a Roma». Oggi andiamo noi, al Quadraro, a vedere cosa ci racconta questo che mezzo secolo dopo è a pienissimo titolo un pezzo di Roma, e che dagli anni Ottanta in poi, grazie al cordone ombelicale della metropolitana, al resto di Roma è collegato molto più rapidamente e molto meglio di tanti altri quartieri più recenti, e forse fisicamente più vicini. Potenza degli dei sotterranei... Anche se quando, restando in superficie, muovendosi in macchina mettiamo, si arriva a Porta Furba, e si vede proseguire in distanza l' Acquedotto Felice, si ha ancora la sensazione di varcare un confine immateriale. E, imboccando subito dopo la discesa della Tuscolana con una sensazione di ralenti, è immediatamente percepibile come questa grande arteria di traffico e negozi, che punta verso Cinecittà e il Centro Sperimentale e oltre, la campagna dei Castelli, tagli in due il quartiere come un fiume: a sinistra il Quadraro vecchio, quello che un tempo di chiamava Cecafumo, "il centro storico" del X Municipio come lo definisce Sandro Medici che ne è da due anni il presidente; a destra, il cosiddetto quartiere Incasa, un esempio di quella ricostruzione degli anni Cinquanta che lascerà traccia di sé nei manuali di architettura. Cecafumo. Il nome deriva, dicono le storie, o le leggende, dal fatto che negli anni Trenta, quando questa era zona di immigrati dall' Abruzzo, dalla Calabria, dal Sud del mondo di allora, qui si trovava la bottega di un artigiano da cui si levavano dei fiumi spessi e neri che ti accecavano gli occhi. Quel nome è rimasto nel titolo di un documentario firmato da Piero De Gennaro e Maurizio Ciampa: Cecafumo, storia di un territorio. Del resto, qui dove già si respira l' aria di Cinecittà, il cinema è sempre stato di casa, a cominciare da Mamma Roma di Pier Paolo Pasolini, che tra Quadraro e Mandrione si muoveva tracciando un nuovo territorio non solo letterario. Quella di Cecafumo è un' indagine fatta di testimonianze che percorre il X Municipio, raccontandone il presente ma soprattutto il passato, e che a settembre 2003 sarà distribuita in decine di migliaia di copie, gratuitamente, alle famiglie del quartiere. Davanti ai nostri occhi, nelle parole di chi c' era, scorre così il Quadraro delle cento osterie, del "bar di Carfagna" che sorgeva dove oggi, a largo dei Quintili, c' è un ristorante cinese, e dove si riunivano un po' tutti, di via dei Quintili che faceva da Corso, dove nascevano amori e si combinavano fidanzamenti. Ma anche il Quadraro del rastrellamento del 17 aprile del 1944, quando le SS vengono inviate, con il maggiore Kappler capo dell' operazione, a «schiacciare il nido di vespe» che per loro il quartiere rappresentava. Racconta Sandro Medici: «Un tempo, la città finiva a Porta Furba, e via del Mandrione era la strada di bordo che chiudeva Roma come in un perimetro, accarezzando l' Acquedotto Felice. Il Quadraro nasce come agglomerato urbano un po' residuale, prima con baracche, poi con piccoli edifici. Anche la popolazione che abitava qui era in un certo senso residuale: emigrati, fuggitivi, sbandati tutte categorie sociali che preferivano starsene poco in vista, un po' accucciate. Negli anni del Fascismo il Quadraro diventa una specie di territorio franco, rifugio di antifascisti, di cellule comuniste e anarchiche. Queste caratteristiche urbane e umane da "favela" sovversiva fanno sì che dopo il 44, con l' occupazione nazista di Roma, il Quadraro assuma agli occhi dei tedeschi un' aria decisamente minacciosa. Ci sono stati via Rasella e il massacro delle Fosse Ardeatine. Aggiungiamo che l' esercito di occupazione aveva bisogno di trovare braccia da deportare in Germania a lavorare fabbriche. Così all' alba del 17 aprile del '44, un' intera guarnigione di SS circonda il Quadraro vecchio, irrompe nelle case mentre le famiglie dormono ancora e porta via poco meno di mille uomini - il numero accreditato è di 947 - tra i 18 e 50 anni. Li fanno prigionieri, li radunano sul piazzalone degli stabilimenti di Cinecittà, di lì li portano al campo di Fossoli dove vengono smistati sui treni diretti in Germania. Alcuni di loro riescono a fuggire e a far rientro in Italia, dove si uniscono alle formazioni partigiane: ma quest' impresa riesce solo a pochi. Il gruppo più numeroso, una volta arrivato in Germania, tenta la ribellione e viene mandato a Dachau o in altri campi di concentramento. Meno delle metà riesce a tornare a casa, e di molti di loro si sono perse le tracce. Qualcuno di loro è ancora in vita». Una leggenda metropolitana d' epoca vuole coinvolto nel rastrellamento del Quadraro anche il Gobbo del Quarticciolo, che durante una rissa in un' osteria avrebbe ammazzato due soldati tedeschi attirando così sul quartiere l' ira dell' occupante nazista. Continua Medici: «Il rastrellamento del Quadraro è sempre stato considerato un episodio minore della Resistenza. A mio giudizio, invece, è un fatto importante, che fa da atto storico di nascita di tutto il X Municipio, composto anche da quartieri, come Don Bosco o Capannelle, che hanno al massimo 50 anni. Per questo vorrei che il suo anniversario diventasse una sorta di festa della comunità. Abbiamo messo una targa a Largo dei Quintili, e una scultura commemorativa nei giardinetti di Monte del Grano, un antico silos romano ritrovato in tempi recenti intorno a cui è stata creata una piccola area di verde pubblico. Per il 2004, anno in cui ricorre il sessantesimo anniversario, vorrei che le celebrazioni fossero ancora più significative. Per questo mi sono permesso di scrivere una lettera al Presidente Ciampi, per chiedergli di aiutarmi in questa iniziativa, solennizzandola con un riconoscimento o un' onorificenza». Dalla Resistenza romana alla ricostruzione degli anni Cinquanta. Per l' urbanista Paolo Berdini il Quadraro, soprattutto il Quadraro nuovo, racconta la storia di un' occasione che la mano pubblica in parte ha saputo cogliere, grazie anche all' apporto di architetti come Francesco Saverio Muratori e Adalbero Libera, e in parte ha mancato: «Il Quadraro è un quartiere nascosto. Chi esce dalla metropolitana e si avvia per la Tuscolana non lo trova subito, deve inoltrarsi per le sue stradine. Se il Quadraro vecchio si sviluppa soprattutto negli anni Trenta e Quaranta, con un certo "disordine" che oggi ai nostri occhi appare interessante, e mantiene nel tempo abbastanza bene la sua antica fisionomia fatta di edifici bassi, a un piano solo o due, dal punto di vista urbanistico è la zona Incasa la più rilevante. Mano a mano, le due parti del quartiere divise dalla Tuscolana prendono strade diverse. Intorno alle realizzazioni migliori del quartiere Incasa iniziano a nascere edifici più anonimi, l' orto cittadino cede allo smorzo di materiali edili... Il quartiere, visto con gli occhi di oggi che sono stati testimoni di tante brutture dell' edilizia popolare recentissima, ha un aspetto molto a misura d' uomo. Ma si poteva fare anche meglio. Si poteva creare un vero e proprio gioiello, una di quelle zone della città che suscitano meraviglia per la loro bellezza. C' era un piano di recupero che doveva partire agli inizi degli anni Ottanta - fu chiesto dal quartiere all' epoca di Petroselli - e che non è mai stato realizzato... Certo, oggi, il Quadraro ha una buona vivibilità, ma certi rimpianti restano... Viene da pensare a quelle straordinarie sale cinematografiche degli anni Quaranta, com' erano il cinema Quadraro e il cinema Folgore, che fungevano da punto di riferimento per un' intera comunità: dove mai si trova, oggi in un qualsiasi quartiere di periferia, qualcosa di simile?». Oggi il Quadraro, come molti altri quartieri di Roma, è anche zona di nuova immigrazione, proveniente soprattutto dal Maghreb. Ma c' è anche un piccolo movimento di migrazione interno alla città, qualcuno che dal centro decide di venire a vivere qui, e trova una certa pace. Francesco ha trentacinque anni. Ha venduto un appartamento in via san Martino ai Monti e ora ha comprato casa vicino a via Opita Oppio; in comune tra i due appartamenti, la mancanza di un ascensore. «Adesso ho un albero che mi entra dentro casa», racconta. «E dalla terrazza vedo il Parco degli Acquedotti», i sette acquedotti romani di cui si conservano i resti: Anio Vetus, Anio Novus, Mario, Tepula, Julia, Claudio, Felice. Questo piccolo episodio privato potrebbe essere il segno di un cambiamento a venire. Le richieste per l' apertura di locali e di esercizi commerciali, al X Municipio, sono in crescita. Forse, come già sta accadendo al Pigneto, e come ci conferma Sandro Medici, «anche il Quadraro potrebbe avviarsi a diventare una seconda Trastevere o una nuova San Lorenzo». - LAURA PUGNO

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