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Il pomeriggio noi ragazzini uscivamo come tutti i giorni da scuola, era la Damiano Chiesa qui al Quadraro, il cielo era tutto nero e minacciava temporale, già tuonava e dovevamo sbrigarci per tornare a casa, passando per via Cincinnato incontrammo come tutti i giorni Giovannino appoggiato al muro di casa, alla nostra vista ci pareva sempre uno strano tipo, un uomo forse di 20 anni o di 30 ma la sua età era difficilmente definibile, vestito con abiti rimediati regalati da qualcuno meno povero di lui, un paio di pantaloni stropicciati che lasciavano la gamba scoperta dallo stinco in giù mostrando i suoi piedi senza calzini e le scarpe aperte calzate a mò di ciavatte, una giacca le cui maniche gli coprivano anche le mani e le saccocce aperte e scucite dove teneva sempre un fazzoletto arrotolato e sporco con il quale si soffiava il naso sempre raffreddato, in testa portava un basco nero alla francese anche questo sicuramente dono di qualche generoso, la sua faccia era sempre la stessa, sguardo assente e occhi sbarrati e impauriti, scarno con un grande naso passava tutto il giorno a scaccolarselo, per noi ragazzini incoscienti e cattivelli era un personaggio che si prestava ad essere preso in giro, non riuscivamo a vedere la sua demenza che si portava dietro fin dal suo stato fetale.

Iniziarono i lampi e i tuoni forti, Giovannino aveva paura e iniziava a correre come per evitarli, noi con la cartella di scuola in testa per coprirci dalla pioggia, gli correvamo dietro gridandogli "Giovanni arrivano i tedeschi" a questo gridare lui cominciava ad urlare e a correre più forte mentre noi ridevamo. Non ho mai saputo quale fosse la storia di Giovannino e di sua madre anche lei visibilmente demente, ma mi sarebbe tanto piaciuto saperla, vivevano in una piccola casetta con il tetto a tegole tutto rattoppato in via Celere, non so altro, so solo che la figura di Giovannino e di sua madre me la sono portata dietro per tutta la vita e questa dedica è la dimostrazione di quanto, a volte, le persone apparentemente "inutili" per i piccoli borghesi ti lasciano un segno profondo nelle memoria del passato più remoto, allora ti rendi conto che loro più di altri hanno rappresentato la società civile nella sua interezza, e il solo ricordarli riescono a darti una forza per superare anche i momenti più difficili, senza mai perdere quel bisogno famelico di civiltà insito in ogni persona.

Luciano Muratori.

Roma Quadraro  ottobre 2013

 

 

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