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La ricetta antibullismo di don Lorenzo Milani e di don Sardelli

di Angelo Tantaro - 06/12/2009

Le statistiche parlano di adolescenti con comportamenti violenti e gratuiti rivolti verso immigrati, omosessuali, persone grasse, studenti che non riescono a integrarsi in gruppi di amici, diversamente abili, e altri. Solitamente verso soggetti deboli. Adolescenti infastidiscono i passeggeri e conducenti dei mezzi pubblici, rapinano, spaventano e picchiano i coetanei, non vanno a scuola preferendo passare le giornate vagabondando per il quartiere.

Ogni giorno fenomeni di prepotenza di questi ragazzi, irrompono nella nostra quotidianità. A Roma, consiglieri comunali hanno convocato per venerdì scorso, 4 dicembre 2009, una seduta congiunta tra la commissione alle Politiche Sociali e quella alle Politiche Educative e Scolastiche per affrontare la questione.

Abbandonati a se stessi, questi bulli, che una volta si chiamavano giovinastri o ragazzi di strada, vivono in branco, senza rispetto per nessuno, non conoscono la storia. Le ragazzine hanno unghie vistose, masticano la gomma con sguardo beffardo, piercing intorno alla bocca, al naso, pettinature improbabili, sembrano uscite da un fumetto. Indossano una divisa che li accomuna agli altri. Così i ragazzini, loro coetanei, solo apparentemente cresciuti.

Il bullismo, in realtà, nella maggior parte dei casi è una delle forme dell'esclusione sociale anticipata. Si prenda ad esempio il riferimento al modello culturale prevalente fatto passare dalla tv, dal cinema e dalle mode in questa società dello spettacolo con interpreti nani e ballerine.

Noi non siamo convinti che una commissione riunita riesca a salvarli/a salvarci. Pensiamo che per aiutare vittime e carnefici, ci vorrebbe un amico. Uno capace di dire a questi adolescenti che non hanno riferimenti, ”Ho amato più voi di Dio”, proprio come Don Lorenzo Milani in punto di morte, dedicò le ultime parole ai suoi ragazzi della scuola di Barbiana, gli stessi per i quali, recuperati dalle strade e dai campi, si battè per la loro istruzione fondando la scuola di Barbiana.

Ci vorrebbe un prete amico come don Roberto Sardelli che nel 1969, rinunciando alla vita parrocchiale preferendone una più spartana, acquista una baracca, da una prostituta, lungo l'acquedotto Felice, tra l’Appio Claudio e il Quadraro, e fonda la "Scuola 725" dove insegnerà ai ragazzi, figli dei baraccati, gli stessi che la scuola elementare "Salvo D'Acquisto" di via Selinunte metteva in classi differenziali, a diventare uomini orgogliosi, protagonisti del proprio futuro.

Vogliamo rassicurare che i ragazzi educati con l’esempio e tanto sentimento e cultura, da questi due preti, non sono diventati sacerdoti ma soltanto perfetti cittadini che sanno leggere, scrivere e far di conto. Conoscono la storia. Hanno imparato a farsi rispettare in questo mondo imperfetto, non dimenticando di aiutare chi è in difficoltà.

 

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